DIABOLIK POP IKON

DIABOLIK POP IKON

KONTEINER

Per un mese l’artista milanese di origini croate Cristina Stifanic, ha esposto un suo interessante lavoro artistico nel nuovo spazio culturale Deposito 51 dell’Associazione Konteiner di Roana. La mostra è stata l’occasione per incontrare l’artista e parlare, a ruota libera, sulla sua idea di arte.

‘L’idea del progetto ‘Diabolik Pop Ikon’ è nata come una sfida, volevo andare a rubare a casa del ladro più famoso italiano, e chi più di Diabolik può rappresentare l’icona del ladro perfetto? Beh lasciamo stare almeno per ora la politica dove ultimamente di ladri ce ne sono anche troppi … Ho fatto un po’ di ricerca, naturalmente letto vari fumetti ed è stato divertente perdersi in quelle avventure. Poi dato che la mia caratteristica è quella di portare a conoscenza delle persone quelle cose che sono nascoste, che sono in secondo piano rispetto alle notizie o hai personaggi principali, mi sono concentrata sui personaggi del fumetto che durano una sola storia. Ti faccio un esempio quando c’erano i dischi in vinile andavo subito ad ascoltare le canzoni del lato B, perché ero sicura che mi sarebbero piaciute più delle canzoni principali. Quindi stessa cosa per Diabolik, sono andata a guardare sul retro della copertina del fumetto e ho dato vita quei personaggi che erano ritratti per un solo numero e poi sarebbero scomparsi per sempre. Ho fatto un vero e proprio casting, scegliendo i personaggi degli anni ’60 e ’70, abbinandoli a dei decori di carte da parati. che è una mia passione, e per finire ho inserito nel quadro, come omaggio, una pagina del fumetto dove ho tenuto apposta il numero della pagina in modo che ricordasse che cosa faceva quel personaggio nella storia. Naturalmente da buona ladra, non ho chiesto i diritti e così mi hanno beccata!!! ahahah Per cui la prima mostra che ho fatto di ‘Diabolik’ dopo averla allestita a Brescia, il presidente dell’Astorina tramite il suo avvocato ha contattato la galleria di Milano che curava l’evento, dicendo che non avevano il permesso di inaugurare la mostra. Così per tutta la notte insieme ad un amico avvocato ho cercato di trovare una soluzione. Il giorno dopo ci siamo presentati dall’amministratore molto agguerriti, per fortuna si è rivelato una persona intelligente ed ha subito capito la mia idea, che era quello di portare Diabolik in spazi artistici contemporanei. Alla fine tutto si è aggiustato ed io sono stata contentissima.

Qual’è il tuo modo di operare nell’arte ?

Parto sempre da un’idea che è quasi sempre una sfida e poi la realizzo con dei quadri, dei video o delle performance, non ha importanza il mezzo, scelgo quello che per quell’idea è il più adatto per realizzarla. L’importante è che mi diverta e che riesca a trasmettere emozioni.

Come ti muovi in questo difficile mondo dell’arte contemporanea?

La mia filosofia è scegliere sempre dei curatori che stanno un po’ ai margini, cioè, a me non interessa stare sul palcoscenico dell’arte contemporanea, cosa che quasi tutti gli artisti cercano per diventare delle star. Mi piace stare più ai margini, quindi in territori come questo spazio, dove l’arte contemporanea non sempre arriva, e questo mi appaga tanto, dandomi la possibilità di incontrare tanti giovani che sono curiosi e ti fanno tante domande. Senti veramente che questa gente ha voglia di arte contemporanea, cosa che nelle grandi città non c’è più, purtroppo.

Qual’è stato il tuo percorso artistico?

Avevo studiato informatica perché mi piaceva l’approccio scientifico della materia, la matematica, la fisica, ma a trent’anni ho deciso di seguire un’altra mia grande passione che ho sempre avuto, l’arte. Io ho bisogno di tanto tempo, anche degli anni, per assorbire quello che sento, ma poi quando esplode dentro di me, parto con la massima determinazione per realizzarlo, quello che sto’ facendo adesso con l’arte._Giulio Malfer