GIANNI RIGONI STERN

GIANNI RIGONI STERN

PORTRAITS

Partenza Asiago, Arrivo Srebrenica, con varie deviazioni di percorso per salutare gli amici. Paesaggio monotono, distese interminabili di paludi, milioni di mangrovie, un viaggio di oltre 1.000 kilometri.

Gianni come è incominciato il tutto?

Eh eeh, nel 2008 facevo assistenza a mio padre malato e in casa c’era sempre un certo via vai di gente che veniva a trovarlo. Un pomeriggio sono arrivati un giornalista Paolo Rumiz e la regista Roberta Biagiarelli. Lei stava lavorando ad un progetto culturale presso il teatro di Srebrenica e mi dice, dato che sei un agrario forestale, vieni a vedere se puoi aiutare le vedove del posto per il taglio dei prati abbandonati.

Così nel 2009, con mia moglie, partiamo per Srebrenica.
Arrivati, ho conosciuto Edo un giovane bosniaco, futuro avvocato, che come interprete e conoscitore del luogo ci ha accompagnato nel nostro giro di perlustrazione. L’impatto con il quel territorio è stato subito familiare. Un territorio vasto, colline, boschi, con una realtà umana di contadini e allevatori, simile al mio Altopiano.

In quelle contrade, al tempo della guerra, erano passate le bande serbe di Arkan, arrivavano di notte uccidevano chi trovavano, poi con dei camion partavano via tutto e alla fine davano fuoco alle case. Nessuno si è salvato, tutti hanno avuto parenti uccisi in quel mese d’inferno. Poi il massacro di Srebrenica … la pulizia etnica … le fosse comuni …. i bombardamenti su Belgrado.

Ho visto un paesaggio degradato, pascoli abbandonati ormai da più di 10 anni, e gli abitanti erano sopratutto vedove e giovani.

É stato allora che hai deciso di fare qualcosa?

Si, i pascoli erano invasi dalla felce aquilina, pianta infestante e dannosa anche per gli animali. Ci volevano trattori con erpici per dissodare la terra e poi animali al pascolo per mantenere l’erba.Ho incominciato a fare delle lezioni alle donne e ai giovani su come eliminare la felce e come allevare le vacche. Intanto ho presentato un progetto agrario che prevedeva di portare le vacche in Bosnia e donarle ai contadini che si mostravano interessati. Però non trovavo interlocutori interessati. Finchè nel 2010 a una cena incontro Lorenzo Dellai governatore della Provincia Autonoma di Trento, gli racconto la storia e sta’ di fatto che trova i soldi per le vacche da portare in Bosnia. Scelgo la razza Rendena, vacca resistente in montagna, forte, anche se meno produttiva di altre. Conosco la famiglia Polla della val Rendena in Trentino e da lì si comincia a selezionale i capi. E poi tutta la trafila burocratica e logistica che porterà a dicembre di quell’anno, a dare, previo l’accettazione di un contratto, alle famiglie contadine bosniache, una vacca rendena.

Da allora Gianni Rigoni Stern, quasi ogni mese, parte da Asiago e raggiunge quelle zone. Incontra i contadini, visita le stalle con le vacche rendene che hanno già partorito più di una volta, cerca di risolvere i problemi che ogni volta si presentano, vive con loro questa avventura, con la speranza di dare un aiuto concreto a Alma, Mesko, Elzen, Tima, Hazi, Nevzeta, Behrun, Nezira, Dila, Mujo, Zulfija, Hava, …_Giulio Malfer