CLAUDIO BENEDETTI

CLAUDIO BENEDETTI

PORTRAITS

Una vita dedicata alla musica spiega il perchè di una carriera così fulgida. Lo swing e il drumming raffinato e inconfondibile gli hanno portato fama e apprezzamenti nell’ambiente non facile della musica Jazz e pop italiana.

Claudio Benedetti si è perfezionato a Parigi nella scuola del grande maestro Kenny Clarke. I nomi di Chet Baker, Lee Konitz, Harold Danko, Mangelsdorff, Frank Foster, Dusko Goykovich, sono solo alcuni degli incontri fondamentali che hanno contribuito in maniera significativa alla sua formazione.

La storia di Claudio Benedetti comincia però molto prima, nel 1944 infatti, la musica di un orchestrina Jazz delle truppe americane accampate nelle vicinanze di Mori, attira l’attenzione di Claudio che giovanissimo, ottiene entusiasta di poter assistere alle prove, e racconta: “quando gli americani si attendarono vicino Mori io, bambino, ero pronto a farmi le corvee in cucina pur di stare vicino alla loro orchestra. Poi, me ne andavo nella casa sinistrata di Mori con i tamburi in un sacco e là suonavo all’impazzata, tanto che qualcuno pensò vi fosse un pazzo e chiamò Pergine. Arrivarono due marcantoni con la camicia di forza… videro che ero un ragazzino e si misero a ridere”.

Dopo mesi di estenuanti esercizi, sorretto da un’incrollabile passione e dalla voglia (mai sopita) di migliorarsi, comincia per lui l’attività vera e propria di batterista. Gli ingaggi occasionali si moltiplicano. Fra le orchestre degne di menzione quella con Sergio De Cecchi (piano), Ennio Carretta (sax), Ciccio Vianello (basso)e il grande talento musicale di Germano Cavalet, fisarmonicista veneziano di rara bravura, scomparso purtroppo prematuramente.

Dopo circa 3 anni con il Quartetto Star ecco arrivare il primo ingaggio alla Terrazza dell’Odeon di Milano, che fa strada alla notorietà e lo porta a lavorare con grandi nomi come Macario e Dapporto.

Poco dopo sarà la fama cosmopolita della bravissima Caterina Valente a impegnare Claudio Benedetti in un tour attraverso la Spagna e il Portogallo.

A St. Moritz entra a far parte dell’orchestra del Palace Hotel, dove si esibisce per numerosi volti noti, come ad esempio Onassis, che a quanto pare lasciava mance generosissime perché amava gli assoli di batteria.

Nell’ambiente notturno internazionale di St. Moritz incontra la cantante Jacqueline Francoise. Con lei affronterà una lunga tournèe in Svizzera.

Il 1961 rappresenta un’altra tappa importante per Claudio Benedetti, con l’ingaggio in Rai e la scelta di entrare nel gruppo dei Campioni, molto popolare in quel periodo (nel gruppo farà una breve comparsa anche Lucio Battisti).

Entrato nel giro che conta partecipa a sessioni con i cantautori che stanno facendo la storia della musica italiana: Sergio Endrigo, Umberto Bindi, Tony Renis, Nico Fidenco, Luigi Tenco, Giorgio Gaber, Mina, Enzo Jannacci, intervenendo nelle registrazioni dei celebri brani “Io che amo solo te”, “Legata a un granello di sabbia”, “La ballata del Cerutti”, “Trani a gogò”, “Stringimi forte i polsi”, “Stessa spiaggia, stesso mare”, ecc.

L’approdo in Rai significa per Claudio l’opportunità di lavorare con illustri musicisti e di entrare in importanti orchestre come quelle di Enrico Simonetti, Xavier Cugat, Aldo Buonocore per citarne alcune.

I maestri Pino Calvi, Enrico Simonetti, Lelio Luttazzi, Gorni Kramer, Bruno Canfora, Mario Bertolazzi e altri, gli affidano la conduzione ritmica in molte delle trasmissioni televisive degli anni ‘60.

Accompagna grandi artisti come Bramieri e Gaber, in ben 46 commedie musicali tra cui: “L’amico del giaguaro” con Gino Bramieri, Marisa Del Frate e Raffaele Pisu (1961); “La Trottola” con Corrado e Sandra Mondaini (1965-66); “Il conte Max” con Marcello Marchesi, “Giochiamo agli anni Trenta” con Giorgio Gaber, dove con un suggestivo assolo sul tempo di 5/4 ispira con quel suggerimento al coreografo Don Lurio l’intuizione per un improvviso memorabile balletto stile jungle; “Tigre contro Tigre” , “Hobbyamente” e “L’assillo infantile” nel 1966; “La sveglia al collo” (1967). Nel 1968 a Roma, suona con Enrico Simonetti in “Indiavolation”. Lavora inoltre al fianco delle Kessler e di Don Lurio, che ricorda con molto affetto.

Negli anni ‘70 il batterista torna in Trentino, costretto da doveri famigliari (la madre si ammala gravemente), ma continua la sua attività in altre 3 importanti commedie musicali della RAI: “Macario più” con Macario, “Rita ed io” con Rita Pavone e Carlo Dapporto, “Valentina” con Elisabetta Viviani e Teo Teocoli ed Enzo Montagnani.

Partecipa inoltre nella commedia musicale “Ma perché, perché si” nel 1972 con Tony Renis.

Non ha mai abbandonato l’attività concertistica, spostandosi in tutta Italia e in Europa ha continuato a regalare forti emozioni a ritmo di Jazz. Si è fatto inoltre promotore e interprete di applauditi concerti che hanno portato nella sua città e più in generale, in tutto il Trentino, nomi illustri del Jazz mondiale.

Ancora oggi viene ammirato per l’energia che trasmette durante i suoi concerti, lasciando il segno anche tra i giovanissimi, pubblico tutt’altro che semplice. Alla domanda: “Cosa rappresenta per Lei il Jazz?” Claudio risponde così:

“Vita. Sto bene quando suono, in mezzo ai giovani; anche se la batteria è lo strumento più stressante e faticoso che ci sia e ci deve essere sempre tanta tensione ed energia…”

Claudio Benedetti ha suonato con le stelle più alte del firmamento jazzistico in tutta Europa, con un solo rimpianto: “Benchè abbia avuto in dono una vita che auguro a qualunque musicista, sono vissuto in anni in cui il jazz non era popolare come ai giorni nostri”.