VISIONIALTRE _ Agosto 2020

VISIONIALTRE _ Agosto 2020

HOW WILL WE LIVE IN THE FUTURE?
Viene presentata l’opera di due artisti Sergio Boldrin con ‘Storie e colori del desiderio’
e Giulio Malfer con ‘Come vivremo in un prossimo futuro’ alle ore 19:00 presso la galleria Campo del Ghetto Novo 2918 VENEZIA. Inaugurata il 30 maggio 2020, a cura di Adolfina de Stefani con la collaborazione di Guenda Mai.
Durante la presentazione l’artista Leo Franceschi darà vita ad una performance dal titolo “Quadrati di gesso”.

Sergio Boldrin • STORIE E COLORI DEL DESIDERIO

Gesto pittorico e teatrale di un artista che si muove con i colori cogliendo con l’istinto e con pennellate nervose attimi sfuggenti di una città che cambia, e che l’artista essendo veneziano di nascita subisce nel suo quotidiano il cambiamento. L’artista in città lavora da mascheraio fin da giovanissimo, il suo lavoro costante e continuo gli permette di cogliere tutti gli espetti culturali della sua Venezia.

Giulio Malfer • COME VIVREMO IN UN PROSSIMO FUTURO

Se lo chiedi oggi, alle persone recluse nei loro appartamenti, ti risponderanno che vorrebbero vivere nè più nè meno come prima dell’arrivo della peste anno 2019.
Questa è la massima speranza per quando tutto sarà superato. La nuova ripresa dopo la grande paura. Tutto dovrà tornare come prima più di prima per cancellare la memoria di quello che abbiamo vissuto.
E poi…
Ci ritroveremo sempre più chiusi dentro il nostro respiro. Obbligati alla solitudine dal distanziamento sociale. Costretti a una mobilità, controllati da un’app algoritmica. Semplici spettatori di una natura che rinasce. Un pianeta che non abbiamo voluto capire e che prosegue la sua vita oltre noi.
E’ quello che abbiamo visto in questi giorni. Abbiamo avuto la fortuna di vedere il futuro, come uno sciamano, sotto l’effetto di sostanze allucinogene, vede la sorte che incombe.

Leo Franceschi • QUADRATI DI GESSO

Segni realizzati a gessetti bianchi sul selciato utilizzando dello spago.
Disegnare Venezia attraverso il segno del gesso, ricavando ritagli di selciato veneziano. In questo lavoro l’artista presenta una rinascita continua del quadrato, antico simbolo della Terra. “Per realizzare un quadrato regolare, utilizzo poeticamente” la “Costruzione della perpendicolare all’estremità di un segmento”, in cui le linee di costruzione per la perpendicolare partecipano al disegno definitivo, aggiungendo al quadrato i segni della sua nascita, e della continua rinascita. Tutto il lavoro tende a intersecarsi un solo grande insieme, unendo geometria e casualità, dove la protagonista dell’installazione disegnata è l’espressione pura, semplice, dello spazio che viviamo. Un luogo oggi aperto come Campo del Ghetto Nuovo, oggi è un spazio dove trovare anche dei disegni tra i passi, e dove continuare ad attraversare fisicamente la città passeggiando anche nel disegno. Il segno in gesso nasce in origine per comunicare concetti a più persone, per lasciarsi poi cancellare per accogliere altri contenuti. È una traccia quella del gesso che è destinata a perdersi, ma in questo lavoro non può essere cancellata la radice del disegno geometrico, che rinascerà sempre dalla nostra conoscenza. La materia prima dell’opera è la stessa Venezia, in cui effimera traccia del gesso vuole essere una piccola mostra veneziana a cielo aperto, che accoglie il presente, e soprattutto lo spettatore o il passante. Se il graffito effimero del gesso è destinato a sparire, il segno appreso dalle persone continua oltre come un seme: ecco che in questo lavoro disegno dentro le persone. Adolfina De Stefani